Uno studio ha rilevato che l’acido perfluoroottanoico (PFOA) è in grado di indurre danno epatico a concentrazioni sotto la soglia di rilevabilità. Il risultato ha rilevanza ai fini del monitoraggio ambientale e della tossicologia ambientale. Nel corso dello studio, 20 carpe sono state esposte sperimentalmente a due concentrazioni di PFOA, di cui una di rilevanza ambientale (200 ng/l, 0,2 ppb – parti per miliardo). Nonostante in quest’ultimo gruppo la concentrazione epatica di PFOA fosse sotto la soglia di rilevabilità della metodica analitica utilizzata (High performance liquid chromatography/Electrospray ionization tandem mass spectrometry), erano comunque rilevabili, in maniera obiettiva, per il tramite della metodica di analisi della tessitura (texture analysis), significative alterazioni morfologiche del parenchima epatico rispetto a dieci carpe di controllo.
L’acido perfluoroottanoico, tensioattivo-emulsionante utilizzato nell’impermeabilizzazione di tessuti, nelle schiume estinguenti, nei rivestimenti di pentole antiaderenti, è ricompreso tra gli inquinanti organici persistenti (POP) emergenti, in quanto esercita azione interferente endocrina, epatotossica e potenzialmente cancerogena nel lungo periodo, anche a concentrazioni ambientali estremamente basse.
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