Visualizza articoli per tag: Cane e gatto
Malattie prostatiche nel cane e nel gatto
Le malattie prostatiche sono molto comuni nei cani maschi, rappresentando il 3-10% dei casi sottoposti a visita ambulatoriale. Le malattie prostatiche più comunemente riportate nel cane includono iperplasia prostatica, prostatite, cisti prostatiche e carcinoma prostatico. Tuttavia, i segni clinici possono essere aspecifici o molti casi possono essere asintomatici, portando così ad una stima inesatta dell'effettiva prevalenza. D'altra parte, a causa della rara insorgenza di malattie prostatiche nei gatti, si sa molto poco sulla patogenesi, sull'approccio diagnostico e sul trattamento.
L'obiettivo di questa review era quello di fornire una panoramica clinica e patologica dettagliata sulle malattie prostatiche nel cane e nel gatto. È stata posta particolare enfasi sulle caratteristiche macroscopiche, citologiche e istologiche che sono fondamentali per raggiungere una diagnosi definitiva che permetta di definire un trattamento adeguato e una prognosi corretta.
Specie di Helicobacter nel suino, cane e gatto
Gli autori di questo articolo avevano l’obiettivo di porre l’attenzione sul significato patogeno delle specie di Helicobacter che colonizzano naturalmente lo stomaco di cani, gatti e maiali. Queste "specie Helicobacter non Helicobacter (H.) pylori" gastriche (NHPH) sono meno conosciute dell'H. pylori dell'uomo.
Helicobacter suis è stato associato a gastrite e a un ridotto aumento di peso giornaliero nei suini. Diversi studi attribuiscono anche un ruolo a questo patogeno nello sviluppo dell'ipercheratosi e dell'ulcerazione dell'epitelio squamoso stratificato non ghiandolare della pars esofagea dello stomaco del suino.
Fattori di rischio per l'infezione da SARS-CoV-2 nel cane e nel gatto
Nel presente studio sono stati analizzati, mediante PCR quantitativa per SARS-CoV-2, i tamponi ottenuti da animali domestici conviventi con casi umani di COVID-19 e sono stati intervistati i proprietari degli animali per identificare i fattori di rischio associati all'infezione e alla sieropositività. Inoltre, sono stati analizzati i campioni di siero ottenuti da animali domestici, animali residenti nei rifugi e casi afferenti presso cliniche veterinarie per valutare la presenza di anticorpi contro la proteina spike.
I risultati hanno mostrato che il 2% (1/49) dei tamponi ottenuti dai cani e il 7,7% (5/65) dai gatti erano positivi alla PCR; inoltre, il 41% dei campioni di siero canino e il 52% felino erano positivi per SARS-CoV-2 IgG o IgM. La probabilità di sieropositività SARS-CoV-2 era maggiore per i gatti che dormivano sui letti dei proprietari e per cani e gatti che avevano contratto una nuova malattia. La sieropositività nei campioni ottenuti in clinica è stata del 16% (35/221); invece, negli animali dei rifugi la sieropositività è risultata essere del 9,3% (7/75).
Sindrome del grattacielo nel cane e nel gatto
L’obiettivo di questo studio era quello di descrivere le attuali conoscenze sulla fisiopatologia, diagnosi e trattamento delle lesioni subite nei cani e gatti con sindrome del grattacielo (high-rise syndrome).
La sindrome del grattacielo è definita come una caduta da un'altezza di 2 o più piani che si traduce in diversi tipi di lesioni, inclusi traumi toracici, addominali, ortopedici e facciali. Gli animali spesso cadono dopo essere scivolati dai davanzali, aver intrapreso un comportamento di accoppiamento o aver inseguito la preda. I gatti subiscono lesioni meno gravi rispetto ai cani grazie al loro "riflesso di raddrizzamento" e alla massa corporea ridotta. Gli animali colpiti sono più giovani e la frequenza delle cadute è maggiore nei mesi più caldi.
Test di fragilità osmotica e altri test per la diagnosi di anemia emolitica
Durante il recente Congresso internazionale di Scivac, tenutosi a Rimini il 27-29 maggio 2022, la Dottoressa Chiara Agnoli ha posto l'attenzione sui test che possono aiutare il clinico nella diagnosi di anemia emolitica.
Infatti, ai fini di una corretta caratterizzazione e valutazione delle diagnosi differenziali del processo emolitico, oltre alla valutazione anamnestica, al segnalamento, alla valutazione della presentazione clinica del paziente e all’iniziale screening ematochimico, ci possono supportare altri test e strumenti non sempre applicati/ o applicabili nella routine, e talvolta dimenticati o sottoutilizzati quali ad esempio: test di fragilità osmotica, test di Coombs’ diretto e indiretto, test di auto-agglutinazione salina (SAT), tecniche citofluorimetriche, quantificazione della metaemogloblina e valutazioni dello striscio ematico e delle alterazioni della morfologia eritrocitaria
Quando i gastro-protettori sono davvero necessari?
Lo stomaco accumula, tritura e lentamente spinge il cibo parzialmente digerito nell’intestino prossimale dove continua il processo digestivo e l’assorbimento dei principi nutritizi. Lo stomaco ha un’importante azione secretoria e controlla l’appetito e la sazietà. Il pH gastrico nel cane sano rimane <2 per >85% delle 24 ore e valori simili sono riportati nel gatto. Il cane, però, rispetto all’uomo ha un’attività secretoria acida basale inferiore ma il picco in risposta a stimolazione è assai maggiore. Di conseguenza, l’effetto tamponante esercitato dal cibo che si osserva nell’uomo dopo i pasti è molto meno marcato nel cane e probabilmente anche nel gatto. I farmaci gastroprotettori generalmente usati nel cane e nel gatto comprendono le seguenti categorie: 1) antiacidi; 2) antagonisti dei recettori istaminergici di tipo 2; 3) inibitori della pompa protonica; 4) misoprostolo; 5) sucralfato.
Situazioni in cui usare i gastroprotettori: qual è l’evidenza nel cane e nel gatto? Nel corso della relazione il Prof. Silvestrini ha condiviso la sua esperienza personale e ha illustrato l’attuale evidenza scientifica sull’uso dei gastroprotettori in condizioni patologiche come erosione e ulcera gastro-duodenale, esofagite da reflusso, gastrite da Helicobacter, danno della mucosa gastrica stress-indotto, malattia epatica, pancreatite, malattia renale e sanguinamento da trombocitopenia.
Valutazione di carbossiemoglobina e metaemoglobina nelle malattie respiratorie del cane e del gatto
L’obiettivo degli autori di questo studio retrospettivo era valutare i livelli di carbossiemoglobina (COHb) e metaemoglobina (MetHb) nei cani e gatti ricoverati in terapia intensiva e affetti da malattie respiratorie.
Sono stati quindi selezionati tutti i cani (n = 466) e i gatti (n = 97) ricoverati in terapia intensiva tra gennaio 2016 e gennaio 2019, e ai quali è stato effettuato un esame emogasanalitico con co-ossimetria. Cani e gatti sono stati poi stratificati: pazienti affetti da patologie respiratorie primarie e pazienti con patologie non respiratorie; per tutti i pazienti inclusi è stata altresì individuata e registrata la causa della malattia. Sono stati infine analizzati i parametri relativi all'esame emogasanalitico venoso, il co-ossimetro, il rapporto PaO2/FiO2 (rapporto PF), i dati relativi all’esame obiettivo e l'outcome dei pazienti.
Vaccinazione degli animali nei confronti di SARS-CoV-2
Giovanni Di Guardo, già professore di Patologia Generale e Fisiopatologia Veterinaria presso la Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Teramo, sostiene che ci sia evidenza scientifica della diffusione zoonotica del SARS-CoV-2 dalle specie animali selvatiche e domestiche alle persone. In tal senso, per limitare lo sviluppo di nuove varianti, dovrebbero essere sviluppati vaccini e programmi di vaccinazione che includano tutte le specie suscettibili all’infezione e in grado trasmettere il virus.
'We should be vaccinating domestic and wild animal species against Covid-19' Giovanni Di Guardo. Vet Rec. 2022 Apr;190(7):293. doi: 10.1002/vetr.1660.
Trattamento delle patologie immunomediate del cane e del gatto
Il trattamento delle malattie immunomediate dei cani e dei gatti continua a modularsi man mano che nuove terapie vengono adattate dalla medicina umana.
I glucocorticoidi rimangono il trattamento di prima linea, seguiti da immunosoppressori definiti “di seconda linea” tra cui ciclosporina, azatioprina (soprattutto ne cani), clorambucile o micofenolato. Le terapie di seconda linea vengono introdotte nei casi in cui non vi sia un’adeguata risposta del paziente o quando sono evidenti gravi effetti collaterali legati alla terapia cortisonica o, ancora, possono essere associati nel caso di presentazioni cliniche gravi che mettono a rischio la vita del paziente.
Rilievi TC della criptococcosi nasale negli animali da compagnia
Cryptococcus spp. è responsabile di forme di rinite cronica nei cani e nei gatti. Attualmente, le descrizioni delle caratteristiche di imaging della tomografia computerizzata (TC) nei quadri di criptococcosi nasale degli animali da compagnia risultano limitate.
Pertanto, gli autori di questa serie di casi retrospettivi miravano a descrivere le caratteristiche TC delle lesioni in corso di criptococcosi nasale nei cani e nei gatti.